Dolori muscolari

Cosa sono i dolori muscolari?
Perché così tante persone oggi soffrono di dolori muscolari? Uno dei motivi principali della loro diffusione è da cercare nel nostro stile di vita: a differenza delle generazioni che ci hanno preceduto, ci muoviamo molto meno. Facciamo lavori più sedentari e usiamo l’auto per percorrere anche minimi spostamenti. Praticando poca attività fisica e pochissimo movimento la nostra muscolatura è mediamente più debole e poco tonica.

I muscoli non allenati, di conseguenza, non sono più in grado di sostenere adeguatamente il peso corporeo. In queste condizioni, la colonna vertebrale deve sostenere da sola il peso di tutto il corpo e quindi è più facile andare incontro a malattie e disturbi frequenti, come il mal di schiena, soprattutto quando l'età avanza.


Anche la postura ha un ruolo molto importante nelle diverse forme di dolore muscolare: spesso non ce ne accorgiamo, ma mentre lavoriamo al computer, quando guidiamo la macchina o passiamo la serata davanti alla TV, assumiamo posizioni non propriamente corrette, per quanto possano sembrare comode. Perfino il dormire male, ossia in una posizione non naturale, può essere dannoso per i muscoli, soprattutto quelli della schiena. Come risposta a queste cattive posture si verifica un aumento della tensione muscolare, con il rischio di contratture e dolori.
Infine, non va sottovalutato stress fisico e/o psicologico che, in misura variabile da individuo a individuo, può aggravare il livello di contrazione muscolare e il dolore.

CAUSE

Le cause più comuni dei dolori muscolari sono:

  • Lesioni, traumi e distorsioni
  • Eccessivo utilizzo di un muscolo in intensità, frequenza o “a freddo”
  • Tensione e stress.

Il dolore muscolare può anche essere dovuto ad altri fattori:

  • Assunzione di farmaci, tra cui alcuni di quelli comunemente usati per abbassare la pressione sanguigna (antipertensivi), e alcuni di quelli usati per tenere sotto controllo il colesterolo nel sangue (statine);
  • Assunzione di cocaina
  • Dermatomiositi
  • Squilibri elettrolitici (concentrazioni insufficienti di potassio o calcio nel sangue). A volte sono legati a un’alimentazione squilibrata, altre volte a patologie specifiche
  • Fibromialgia (detta anche sindrome fibromialgica o sindrome di Atlante), patologia cronica caratterizzata da dolore muscolare cronico diffuso associato a rigidità. La diagnosi e le caratteristiche cliniche sono ancora controverse
  • Infezioni, tra cui influenza o malaria
  • Ascesso a un muscolo
  • Polio
  • Lupus
  • Polimialgia reumatica.

SINTOMI

I dolori muscolari, come abbiamo visto, possono derivare sia da tensioni o sforzi eccessivi oppure da un trauma. Ma possono anche essere il sintomo di altri disturbi e patologie che riguardano diversi organi e sistemi.
Generalmente si tende a distinguere due tipologie di sintomi associati ai dolori muscolari: localizzati e diffusi.

DOLORE LOCALIZZATO

Un dolore muscolare localizzato acuto in genere ha origine in una tensione eccessiva, in una distorsione articolare o in lesioni del muscolo, causate a loro volta da un esercizio fisico o un lavoro fisicamente impegnativo. In queste situazioni, il dolore tende a coinvolgere muscoli specifici e inizia durante o subito dopo l'attività. La sua caratteristica è che, dopo un periodo variabile di tempo, passa.

DOLORE DIFFUSO

Il dolore diffuso ai muscoli può essere il segnale di un disturbo o una patologia che interessa tutto il tuo corpo, come per esempio alcune infezioni (tra cui l'influenza) e i disturbi che colpiscono i tessuti connettivi in tutto il corpo (come il lupus). Una comune causa di dolori muscolari è la fibromialgia, una condizione che include mollezza nei muscoli e nei tessuti molli, difficoltà del sonno, stanchezza e mal di testa. Se i dolori muscolari sono dovuti a una specifica malattia, è opportuno consultare un medico e seguire le sue indicazioni per curare la malattia primaria.

CURE (Chiedere sempre al proprio medico curante)

In caso di dolore muscolare causato da lesioni può essere sufficiente assumere degli antinfiammatori (FANS) o analgesici (che però non agiscono sull’infiammazione), che possono essere assunti per via orale oppure di preparati per uso topico, cioè un trattamento locale in creme o gel.
Altrettanto utile è applicare del ghiaccio per le prime 24-48 ore per ridurre il dolore e l'infiammazione.


I dolori muscolari dovuti alla fibromialgia spesso rispondono bene al massaggio. Dopo un lungo periodo di riposo può essere utile fare degli esercizi di stretching. L'esercizio fisico regolare può aiutare a ripristinare il corretto tono muscolare. Passeggiate, ciclismo e nuoto sono buone attività aerobiche. Come prevenzione può essere utile praticare regolarmente stretching, esercizi aerobici o di tonificazione. In caso di dolore sarebbe meglio evitare attività aerobica a forte impatto e pesi.


Per ridurre lo stress muscolare può essere utile anche riposare adeguatamente oppure praticare lo yoga e la meditazione, entrambi sono ottimi modi per aiutare il sonno ed il relax perché portano benessere a tutto il corpo. Anche andare in piscina può essere utile, per molte persone il contatto con l’acqua esercita un benefico effetto rilassante. Nel caso in cui queste pratiche di fitness non fossero sufficienti a risolvere il problema, è opportuno rivolgersi al medico, che prenderà in considerazione la prescrizione di farmaci, terapia fisica oppure il rinvio a uno specialista.

COSA FARE IN CASO DI STRAPPO MUSCOLARE (Rivolgersi sempre al proprio MEDICO)

Lo strappo muscolare è un evento diverso dallo stiramento muscolare. Nel caso dello stiramento, infatti, le fibre muscolari non si rompono, ma si allungano in modo eccessivo provocando dolore e contenuti versamenti di sangue. Per strappo muscolare invece si intende una lesione caratterizzata da un’interruzione del tessuto muscolare: in poche parole si verifica quando si rompono una certa quantità di fibre del muscolo. In teoria può avvenire in molte aree del corpo, ma nella realtà dei fatti, i muscoli dove si verificano più spesso gli strappi sono quelli degli arti, in particolare le gambe.


Il danno provocato dalla lesione può variare da lieve a molto grave. In quest’ultimo caso risulta molto doloroso e potrebbe essere indispensabile un intervento chirurgico.
Di solito, tuttavia, le lesioni non sono così drammatiche, ma richiedono in ogni caso misure immediate. Ecco le prime cose da fare.

Anzitutto bisogna considerare il fatto che l’intensità del dolore, nei primi minuti che seguono la lesione, non sempre rispecchia la reale gravità della situazione. All’inizio infatti, visto che il danno si verifica in genere a muscoli “caldi”, il dolore potrebbe non essere molto intenso. Dopo alcuni minuti, infatti, la sintomatologia dolorosa spesso aumenta fino a rendere impossibile il semplice camminare o muovere il muscolo colpito. E successivamente possono anche comparire gonfiore ed ematoma localizzato, dovuto alla rottura dei vasi sanguigni del muscolo.
Detto ciò, subito dopo l’infortunio è fondamentale immobilizzare l’arto lesionato, qualora sia possibile. Inoltre è utile, in tutti i casi, proteggere la zona interessata, muoversi piano, facendo attenzione a non caricare il muscolo lesionato.

La seconda cosa da fare è applicare ghiaccio e ripetere l’applicazione, di tanto in tanto, nei giorni successivi per almeno 15-20 minuti a intervalli di 30-60 minuti.
Il freddo ha il grande vantaggio di esercitare una potente azione sulla circolazione sanguigna, riducendo il flusso di sangue ai vasi lesionati. Per favorire il processo di assorbimento del sangue uscito dai vasi è opportuno applicare una pomata specifica. Dopodiché si può applicare una fasciatura compressiva.

Per alleviare il dolore è indicato assumere farmaci antidolorifici o antinfiammatori (FANS, che agiscono anche sull’infiammazione), rimedi che possono essere assunti per via topica (gel, creme, pomate da applicare sulla pelle) od orale (compresse, granulati in bustine).
Per un paio di mesi è consigliabile tenere a riposo la parte colpita. Tale periodo può variare a seconda della gravità dello strappo.

Alla totale scomparsa del dolore e secondo le indicazioni del medico, è possibile ritornare gradualmente alla pratica dell’attività fisica, nel caso utilizzando una fascia di protezione.
Per prevenire il ripetersi di incidenti di questa natura è consigliabile farsi aiutare da un personal trainer e iniziare una serie di allenamenti personalizzati secondo la caratteristiche individuali e lo sport praticato.

In caso di dolore muscolare è sempre meglio contattare un medico se:

  • II dolore muscolare persiste da più di 3-4 giorni;
  • Si ha un dolore grave e inspiegabile;
  • Si hanno i segni di un'infezione, come arrossamento della pelle, gonfiore muscolare, forte dolore al tatto;
  • Si ha una cattiva circolazione nella zona in cui si hanno dolori ai muscoli;
  • Si è subito un morso (es. insetti) o c'è uno sfogo cutaneo;
  • Il dolore muscolare è associato con l'utilizzo di qualche farmaco;
  • Si ha un improvviso aumento di peso o ritenzione idrica;
  • Si è a corto di fiato o si ha difficoltà a deglutire;
  • Si ha debolezza muscolare, affaticamento generalizzato o non si riesce a muovere una parte del corpo;
  • Si ha vomito, torcicollo o febbre alta.

Per evitare i dolori muscolari, seguire questi consigli:

  • Prima di effettuare un esercizio fisico è essenziale praticare riscaldamento muscolare e, al termine, è altrettanto essenziale far “raffreddare” gradualmente i muscoli;
  • Oltre a riscaldamento e raffreddamento è utile fare dello stretching prima e dopo l'esercizio, coinvolgendo tutti i muscoli, dalle spalle ai polpacci;
  • Bere molti liquidi prima, durante e dopo l'esercizio, è un’altra misura preventiva molto importante;
  • Se si lavora nella stessa posizione la maggior parte del giorno (come stare seduti a un computer), è consigliabile alzarsi e fare dei movimenti almeno una volta ogni ora.

Lombalgia

Che cos’è il mal di schiena?

Quasi tutte le persone ad un certo punto della vita possono incorrere nel mal di schiena che interferisce in maniera negativa con il lavoro, le attività quotidiane o di svago di ogni persona.

Vertebre, muscoli, nervi e le articolazioni complesse sono tutte strutture del corpo strettamente legate alla nostra schiena. Pertanto, quando vi è una contrazione dei muscoli si percepisce del dolore, soprattutto a causa di una spina dorsale poco allenata, alle abitudini sbagliate o alla cattiva postura. L' infiammazione della zona lombare e il dolore sono immediatamente percepiti nella parte posteriore del nostro corpo.
Nel 21° secolo, in Italia e negli altri paesi industrializzati, le persone hanno iniziato a seguire uno stile di vita abbastanza sedentario, il risultato è quello di avere, tra gli altri problemi, anche muscoli deboli e poco tonici per mantenere una postura corretta proprio perché essi non sono più in grado di sostenere adeguatamente la colonna vertebrale e il peso del corpo. In ufficio o in auto, tendiamo ad assumere posizioni sbagliate, a cui spesso si aggiungono il fattore stress e la mancanza di sport che di certo non portano benefici alla salute della colonna. Sono questi i motivi per cui il dolore alla schiena è ormai il più comune disturbo della civiltà moderna.
Il dolore che si percepisce quando si ha il mal di schiena provoca un'ulteriore contrazione muscolare che, se non curata con un trattamento adeguato, può portare a un peggioramento del mal di schiena, con il rischio di una possibile infiammazione dei nervi, che porta all'estensione del dolore a livello delle braccia, gambe e testa.

La colonna vertebrale è un insieme di oltre trenta ossa che sostengono tutto il corpo e che lo rendono mobile e flessibile. Al loro interno risiede una parte importante del sistema nervoso centrale, il midollo spinale, che affianca il lavoro del cervello.
A queste ossa, esattamente chiamate vertebre, sono collegati legamenti e strutture muscolari che ci permettono di effettuare tutti i movimenti e di assumere le posture più articolate.

La colonna vertebrale si divide in:

  • Cervicale (sette vertebre cervicali)
  • Dorsale (dodici vertebre dorsali)
  • Lombare (cinque vertebre lombari)
  • Sacrale (cinque vertebre sacrali)
  • Coccige

Le vertebre sono separate l'una dall'altra da dischi intervertebrali, veri e propri cuscinetti che evitano l'attrito di queste ossa tra loro e ammortizzano i movimenti. Il disco intervertebrale è costituito da un nucleo polposo (formato per il 90% da acqua) e da un anello fibroso esterno che lo contiene. La struttura del disco funge da ammortizzatore. La colonna vertebrale ha quattro deviazioni fisiologiche (cervicale, dorsale, lombare e sacro-coccigea) che permettono carichi dieci volte superiori rispetto a quanto potrebbe sostenere una struttura rettilinea. La pressione che i dischi subiscono dipende chiaramente dalla posizione: è minima in posizione orizzontale, intermedia in posizione verticale e massima quando si è seduti o si è piegati in avanti sorreggendo con la mano un peso che sposta ulteriormente il baricentro. I dischi sono pressoché privi di innervazione: questa condizione da un lato permette di muoversi senza avvertire dolore, dall'altro però non consente di accorgersi delle degenerazioni discali, se non quando la situazione è ormai molto grave.

CAUSE

Il più noto dei mal di schiena è il famoso "colpo della strega" che arriva intenso ed improvviso nella parte inferiore mentre si sta spostando un peso. Altre volte invece avvertiamo un fastidio, spesso insopportabile che passa soltanto se assumiamo la posizione orizzontale. Poiché il peso del corpo si è scaricato soprattutto sulla zona lombare, lo stato di sofferenza e i dolori che ne derivano vengono definiti "lombalgia". Molto frequente, per esempio, è il classico mal di schiena in gravidanza, dovuto a uno sbilanciamento posturale legato alla presenza del feto.
Questi disturbi guariscono generalmente spontaneamente nell'arco di un mese circa, altre volte invece il dolore diventa cronico ripresentandosi periodicamente. Con il passare degli anni il disco perde progressivamente acqua (la diminuzione della statura con l'invecchiamento è dovuta soprattutto alla diminuzione del volume dei dischi) a causa di processi degenerativi che interessano i mucopolissaccaridi incaricati di trattenere l'acqua garantendo l'elasticità della struttura. Tale processo degenerativo a carico dei dischi viene definito condrosi, quando invece sono interessate anche le vertebre siamo in presenza di osteocondrosi. In alcuni casi, il mal di schiena è dovuto alla presenza di scoliosi, una deformazionedella colonna vertebrale che si manifesta con una curvatura laterale.

OSTEOCONDROSI
L'osteocondrosi coinvolge anche il sistema nervoso spinale provocando dolore (una percentuale di circa il 10% dei pazienti presenta una grave invalidità). Il processo degenerativo può provocare anche altre patologie come la spondiloartrosi, cioè la degenerazione delle articolazioni intervertebrali poste dietro ai dischi.

ERNIA DEL DISCO
La patologia classica dei dischi intervertebrali è l'ernia del disco. In seguito alla diminuzione del contenuto acquoso del disco (a settant'anni ci può essere una riduzione anche del 10% della quantità d'acqua), le vertebre si avvicinano; allora come reazione alla nuova situazione il disco cerca di trattenere più acqua e si gonfia (protrusione discale), anche non avendo più le strutture perfettamente integre per poterla contenere. Nel caso in cui il nucleo polposo si rompa, non si verifica l'ernia, ma se invece è l'anello a creparsi, in seguito alla pressione del nucleo interno, allora avviene il prolasso, cioè un'ernia costituita dai materiali derivanti dalla rottura. Quando questi materiali entrano in contatto con innervazioni il paziente sente dolore.

SINTOMI DEL MAL DI SCHIENA

La diagnosi del mal di schiena, in genere, è semplice. Ma è necessario comprenderne le cause. È fondamentale capirela sua origine sia per intraprendere la cura adeguata, sia per evitare la cronicizzazione e le recidive. Generalmente il medico chiede se è “localizzato”, cioè se si avverte in punti precisi, probabilmente quelli in cui si è creata una lesione o dei traumi, o se è “diffuso”, è in questo caso che forse ha origine da un tessuto più profondo; può chiedere se si irradia lungo la gamba, come nella sciatica, o se è collegato con qualche altro disturbo, per esempio intestinale; e sia quindi un dolore “riferito”, che può essere determinato da un disturbo che interessa l'intestino, o da una colica di fegato, o dalla degenerazione di un disco intervertebrale. In quest'ultimo caso il dolore si irradia anche alla gamba. Può succedere che il dolore si presenti immediatamente dopo o nelle 24 ore successive a uno sforzo o a un movimento scorretto. Di solito non servono esami particolari, per accertarne le cause,solo se il dolore non passa con i trattamenti in automedicazione oppure con quelli individuati dal farmacista o dal medico, quest’ultimo può prescrivere esami diagnostici, come una radiografia, oppure, in casi particolari, una risonanza magnetica.

Come prevenzione generale e per prevenire il peggioramento delle tensioni muscolari, la prima regola è quella di non stare troppo a letto né in posizione sdraiata, per esempio sul divano. È infatti dimostrato che riprendere il prima possibile una normale attività fisica aiuta a prevenire le ricadute e a far andare via il mal di schiena.

Se il dolore è insorto dopo uno sforzo, magari dopo aver sollevato un oggetto pesante, si potrebbe trattare del ben noto “colpo della strega", una contrattura violenta dei muscoli che si trovano in prossimità delle vertebre. In questo caso, si avverte un forte dolore e si rimane bloccati nella posizione: la difficoltà a ritornare in posizione eretta è dovuta all'intensità del dolore stesso e alla paura di peggiorare la situazione. Molti soggetti, però, tentano ugualmente di raddrizzare immediatamente la schiena rendendo in questo modo più acuta la sensazione dolorosa perché i muscoli, già dolenti e contratti, sono sottoposti ad un ulteriore sforzo per effettuare i movimenti che consisterebbero di rialzarsi. In questi casi, per alleviare il dolore, è consigliabile rimanere piegati e cercare di raggiungere, mantenendo sempre questa posizione, il divano o il letto sul quale potersi distendere. Solo dopo aver scaricato il peso del corpo dalla colonna vertebrale si può tentare di raddrizzare la schiena attraverso movimenti molto lenti e respirando profondamente. Il riposo a letto dovrebbe durare almeno due giorni; se è proprio indispensabile alzarsi è bene farlo con molta attenzione, mettendosi prima a sedere sul letto, quindi facendo scendere lentamente le gambe fino a toccare con i piedi il pavimento e sollevandosi in piedi pian piano, sorreggendosi con le mani al bordo del letto. Insieme al riposo il medico prescriverà cure farmacologiche adeguate. Certamente non mancheranno gli antidolorifici, che agiscono sul centro nervoso deputato alla percezione del dolore e impediscono al nostro organismo di avvertire il dolore.

Agli antidolorifici il medico affiancherà quasi certamente terapie a base di antinfiammatori per ridurre l'infiammazione. Questi farmaci si assumono per via orale sotto forma di compresse o di granulati da sciogliere in acqua, a stomaco pieno; per i casi più lievi o come coadiuvanti alla terapia orale si possono applicare anche sotto forma di pomate, gel o cerotti sulla zona interessata dal dolore. Poiché il problema è lo spasmo dei muscoli, il medico può consigliare anche dei farmaci miorilassanti che hanno lo scopo di far rilassare e ammorbidire i muscoli colpiti dalla contrattura.

CURE

Per evitare il mal di schiena è soprattutto necessario assumere e mantenere posture corrette. Solo un corretto atteggiamento posturale consente di distribuire il peso del corpo più uniformemente evitando lo stiramento dei muscoli. Se si sta in piedi occorre mantenere la testa alta, con gli occhi che guardano davanti e non a terra, in modo che il collo sia eretto e il peso della testa ben distribuito su tutta la colonna; le spalle devono essere mantenute diritte. Il bacino deve essere leggermente spinto in avanti, per poter sostenere tutta la zona lombare e quindi regolare meglio il lavoro dei muscoli di questa regione. In molti casi, questi comportamenti possono migliorare parecchio la situazione.

Quando la schiena comincia a dolere dopo una lunga permanenza in piedi, è il sintomo di qualcosa che non va come dovrebbe: in questi casi è necessario accoccolarsi sulle gambe: così facendo i muscoli della colonna lombare si potranno allungare e distendere.

Inoltre, le persone che soffrono di mal di schiena frequenti dovrebbero,quando camminano, mantenere il fisico secondo la postura appena descritta ed evitare, per le donne, di indossare scarpe con tacchi superiori ai 5 centimetri di altezza.
La ricerca in medicina ha dimostrato che se una donna indossa per molto tempo tacchi troppo alti mette a repentaglio il benessere della propria schiena. Per altro, il tacco alto è un fattore di rischio per le cadute con conseguenti fratture da non sottovalutare.

Stare seduti in modo scorretto può essere fonte di dolori alla schiena, la scrivania o il tavolo da lavoro non devono essere né troppo alti né troppo bassi, per non costringere a inclinazioni in avanti o indietro; la sedia dovrebbe essere regolabile in altezza, per consentire ai piedi di poggiare bene in terra, e dovrebbe avere uno schienale leggermente curvo all'altezza della regione lombare della colonna vertebrale. In commercio si trovano anche sgabelli dotati di un supporto per le ginocchia: permettono di assumere una postura che fa scaricare il peso corporeo direttamente sulle gambe e non sulla schiena.

Chi studia o legge a lungo dovrebbe poggiare il libro su un leggio; chi sta per molto tempo davanti a un computer dovrebbe sistemare il monitor a un'altezza tale da poter tenere la testa in una posizione comoda. In ogni caso, chi mantiene a lungo la stessa posizione è bene che interrompa l’attività che sta svolgendo ad intervalli regolari alzandosi dal tavolo e camminando, stirando le braccia e allungando la schiena all'indietro.

Infine bisogna ricordare che quando si solleva un oggetto pesante si devono flettere le ginocchia e alzarsi facendo lavorare i muscoli delle gambe. E quando si deve sorreggere o sollevare un peso è importante tenere le braccia vicine al corpo per non far tendere troppo i muscoli degli arti superiori che trasmetterebbero questa tensione ai muscoli e ai legamenti della colonna vertebrale.

Per prevenire le lombalgie o le loro recidive, la cosa migliore è eseguire una ginnastica appropriata, fatta di esercizi mirati, non troppo faticosi, che permettano di rinforzare i muscoli dorsali e addominali per renderli elastici e più resistenti a eventuali sforzi. Anche le tecniche di stretching si sono rivelate utili in tal senso, così come pure i massaggi.

Seppure la causa del mal di schiena non è dovuta a un trauma, ma alla degenerazione di un disco o a malattie articolari, svolgere un'attività fisica dolce, come passeggiare, nuotare o eseguire semplici esercizi di ginnastica, dando così maggior vigore alla muscolatura e ai legamenti connessi alle vertebre, eviterà l'aggravarsi della condizione.

Parimenti, in caso di sovrappeso, è utile cercare di perdere i chili di troppo attraverso sia l’attività fisica sia una corretta e adeguata alimentazione.

Cervicalgia


Premettendo che non tutti i fattori di rischio dipendono dal nostro controllo (l’avanzare dell’età, per esempio, espone più facilmente alla cervicalgia così come ad altri malanni come il mal di schiena), è possibile escludere o perlomeno ridurre quei fattori che possono esporci maggiormente a questo tipo di disturbi. La prevenzione passa prima di tutto attraverso la conduzione di uno stile di vita sano: fare sport, o comunque mantenere un regime di esercizio fisico costante, aiuta a rafforzare e mantenere tonici i muscoli e le articolazioni del collo. Cercare di ridurre lo stress e i fattori che scatenano l’ansia, fonte di eccessive tensioni muscolari, può essere un ulteriore aiuto.
La colonna vertebrale è tradizionalmente suddivisa in quattro regioni: il sacro-coccige, la regione lombare, la regione toracica e la regione cervicale. Quando si parla di cervicalgia, ci si riferisce al dolore localizzato in quest’ultima regione, nota anche sotto il nome di rachide cervicale. È costituita da sette vertebre, che formano l’asse di sostegno del collo e della testa. I dolori e le infiammazioni che coinvolgono quest’area sono principalmente di origine traumatica e possono riguardare le vertebre cervicali, le articolazioni o la muscolatura che le sorregge. I traumi possono essere dovuti a una postura scorretta, magari mantenuta troppo a lungo, come può accadere a chi svolge un’attività professionale che costringe a stare seduti per lungo tempo a una scrivania o in automobile. Una scarsa attività fisica determina una perdita di tono muscolare e, di conseguenza, predispone maggiormente a strappi muscolari, specie se si fanno movimenti bruschi o improvvisi.

CAUSE

La cervicale infiammata può essere anche il risultato di traumi di natura occasionale: infortuni mentre si pratica sport, (soprattutto da soli e video online, per questo noi MEP EDUCATIONAL METODO INVITIAMO LE PERSONE A FARE PRIMA REAL TIME CON LA PERSONAL TRAINER) oppure il classico colpo di frusta, comune soprattutto negli incidenti stradali. Altro importante fattore di rischio è lo stress, che determina una tensione muscolare eccessiva e, similmente a quanto accade con le posture scorrette, rende più sensibile la regione ai traumi e alle reazioni infiammatorie.

Altri fattori che predispongono alla cervicalgia sono le alterazioni nella curvatura della colonna vertebrale come la scoliosi, la cifosi dorsale o la lordosi lombare. Oltre al dolore cervicale, questi disturbi possono determinare sintomi in altre regioni della colonna vertebrale, come la lombalgia.

Esistono poi alcune malattie che fra i sintomi annoverano tipicamente dolori nella regione cervicale. Spesso si tratta di patologie dovute alla progressiva degenerazione delle ossa, come l’artrite reumatoide, l’osteoartrosi, oppure l’ernia del disco (quest’ultima è spesso una diretta conseguenza dell’artrosi): in questa patologia si verifica un progressivo consumo dei dischi invertebrali, che col tempo tendono a consumarsi, schiacciando e comprimendo le vertebre e causando dolori e rigidità. Si parla di ernia quando il disco fuoriesce dalla propria sede, causando compressioni ai nervi circostanti e sintomi dolorosi.

Disturbi cervicali si possono verificare anche a causa della cosiddetta malocclusione: quando, cioè, le arcate dentali non si chiudono correttamente a bocca chiusa e causano tensioni e fastidi alla mandibola. Il dolore, da lì, si irradia fino al tratto cervicale e possono causare anche forti mal di testa.

SINTOMI INFIAMMAZIONE

Il dolore percepito dai pazienti affetti da cervicalgia è di entità variabile. Si tratta di un dolore costante, che può essere localizzato in zone diverse della colonna cervicale. La localizzazione aiuta spesso a capire l’origine del problema, se coinvolge o no i nervi e se magari è in corso una reazione infiammatoria. Proprio in base alla localizzazione del dolore, si possono distinguere tre categorie di dolori cervicali:

  • La cervicalgia vera e propria, in cui il dolore riguarda principalmente il collo ed è accompagnato da una rigidità muscolare e da una limitata mobilità della zona colpita. In questo senso, è molto simile al torcicollo, al quale si può spesso accomunare.
  • La sindrome cervico-brachiale, nella quale i dolori tendono a irradiarsi alle spalle, alle braccia e talvolta alla mano. La comparsa di formicolii o eccessiva sensibilità agli arti interessati è di solito l’indizio di una compressione anomala dei nervi cervicali.
  • La sindrome cervico-cefalica, che determina la comparsa di cefalea di tipo tensivo oppure emicrania vertigini, disturbi alla vista o all’udito, nausea e vomito.

Nella maggior parte dei casi, i dolori non durano più di qualche giorno e raramente superano la settimana, specie quando sono di origine traumatica: regrediscono spontaneamente, oppure con l’ausilio di farmaci da banco. Se non trattati adeguatamente, però, i sintomi tendono a ripresentarsi con relativa facilità. Questo avviene se l’infiammazione non è stata curata adeguatamente, o se c’è una patologia non correttamente diagnosticata a spiegare l’insorgenza dei sintomi. Se la cervicalgia si protrae per più di tre mesi, si può definire cronica, e può diventarlo se persistono fattori come lo stress o le posture scorrette, ma anche in presenza di malformazioni congenite alla colonna vertebrale, oppure di malattie degenerative come l’artrosi cervicale.

È importante, inoltre, distinguere l’esatta origine del dolore. Esso può infatti dipendere dai traumi muscolari, da problemi a carico delle articolazioni, o ancora da lesioni ai nervi, che possono essere infiammati o comunque sollecitati e compressi: questo avviene per esempio nell’ernia del disco.

L’esatta localizzazione e natura del dolore può essere identificata da un medico specialista, solitamente un ortopedico o un fisiatra, attraverso gli opportuni esami diagnostici: radiografia, TAC, risonanza magnetica o elettromiografia.