Cervicalgia
CAUSE
La cervicale infiammata può essere anche il risultato di traumi di natura occasionale: infortuni mentre si pratica sport, (soprattutto da soli e video online, per questo noi MEP EDUCATIONAL METODO INVITIAMO LE PERSONE A FARE PRIMA REAL TIME CON LA PERSONAL TRAINER) oppure il classico colpo di frusta, comune soprattutto negli incidenti stradali. Altro importante fattore di rischio è lo stress, che determina una tensione muscolare eccessiva e, similmente a quanto accade con le posture scorrette, rende più sensibile la regione ai traumi e alle reazioni infiammatorie.
Altri fattori che predispongono alla cervicalgia sono le alterazioni nella curvatura della colonna vertebrale come la scoliosi, la cifosi dorsale o la lordosi lombare. Oltre al dolore cervicale, questi disturbi possono determinare sintomi in altre regioni della colonna vertebrale, come la lombalgia.
Esistono poi alcune malattie che fra i sintomi annoverano tipicamente dolori nella regione cervicale. Spesso si tratta di patologie dovute alla progressiva degenerazione delle ossa, come l’artrite reumatoide, l’osteoartrosi, oppure l’ernia del disco (quest’ultima è spesso una diretta conseguenza dell’artrosi): in questa patologia si verifica un progressivo consumo dei dischi invertebrali, che col tempo tendono a consumarsi, schiacciando e comprimendo le vertebre e causando dolori e rigidità. Si parla di ernia quando il disco fuoriesce dalla propria sede, causando compressioni ai nervi circostanti e sintomi dolorosi.
Disturbi cervicali si possono verificare anche a causa della cosiddetta malocclusione: quando, cioè, le arcate dentali non si chiudono correttamente a bocca chiusa e causano tensioni e fastidi alla mandibola. Il dolore, da lì, si irradia fino al tratto cervicale e possono causare anche forti mal di testa.
SINTOMI INFIAMMAZIONE
Il dolore percepito dai pazienti affetti da cervicalgia è di entità variabile. Si tratta di un dolore costante, che può essere localizzato in zone diverse della colonna cervicale. La localizzazione aiuta spesso a capire l’origine del problema, se coinvolge o no i nervi e se magari è in corso una reazione infiammatoria. Proprio in base alla localizzazione del dolore, si possono distinguere tre categorie di dolori cervicali:
- La cervicalgia vera e propria, in cui il dolore riguarda principalmente il collo ed è accompagnato da una rigidità muscolare e da una limitata mobilità della zona colpita. In questo senso, è molto simile al torcicollo, al quale si può spesso accomunare.
- La sindrome cervico-brachiale, nella quale i dolori tendono a irradiarsi alle spalle, alle braccia e talvolta alla mano. La comparsa di formicolii o eccessiva sensibilità agli arti interessati è di solito l’indizio di una compressione anomala dei nervi cervicali.
- La sindrome cervico-cefalica, che determina la comparsa di cefalea di tipo tensivo oppure emicrania vertigini, disturbi alla vista o all’udito, nausea e vomito.
Nella maggior parte dei casi, i dolori non durano più di qualche giorno e raramente superano la settimana, specie quando sono di origine traumatica: regrediscono spontaneamente, oppure con l’ausilio di farmaci da banco. Se non trattati adeguatamente, però, i sintomi tendono a ripresentarsi con relativa facilità. Questo avviene se l’infiammazione non è stata curata adeguatamente, o se c’è una patologia non correttamente diagnosticata a spiegare l’insorgenza dei sintomi. Se la cervicalgia si protrae per più di tre mesi, si può definire cronica, e può diventarlo se persistono fattori come lo stress o le posture scorrette, ma anche in presenza di malformazioni congenite alla colonna vertebrale, oppure di malattie degenerative come l’artrosi cervicale.
È importante, inoltre, distinguere l’esatta origine del dolore. Esso può infatti dipendere dai traumi muscolari, da problemi a carico delle articolazioni, o ancora da lesioni ai nervi, che possono essere infiammati o comunque sollecitati e compressi: questo avviene per esempio nell’ernia del disco.
L’esatta localizzazione e natura del dolore può essere identificata da un medico specialista, solitamente un ortopedico o un fisiatra, attraverso gli opportuni esami diagnostici: radiografia, TAC, risonanza magnetica o elettromiografia.