Cervicalgia


Premettendo che non tutti i fattori di rischio dipendono dal nostro controllo (l’avanzare dell’età, per esempio, espone più facilmente alla cervicalgia così come ad altri malanni come il mal di schiena), è possibile escludere o perlomeno ridurre quei fattori che possono esporci maggiormente a questo tipo di disturbi. La prevenzione passa prima di tutto attraverso la conduzione di uno stile di vita sano: fare sport, o comunque mantenere un regime di esercizio fisico costante, aiuta a rafforzare e mantenere tonici i muscoli e le articolazioni del collo. Cercare di ridurre lo stress e i fattori che scatenano l’ansia, fonte di eccessive tensioni muscolari, può essere un ulteriore aiuto.
La colonna vertebrale è tradizionalmente suddivisa in quattro regioni: il sacro-coccige, la regione lombare, la regione toracica e la regione cervicale. Quando si parla di cervicalgia, ci si riferisce al dolore localizzato in quest’ultima regione, nota anche sotto il nome di rachide cervicale. È costituita da sette vertebre, che formano l’asse di sostegno del collo e della testa. I dolori e le infiammazioni che coinvolgono quest’area sono principalmente di origine traumatica e possono riguardare le vertebre cervicali, le articolazioni o la muscolatura che le sorregge. I traumi possono essere dovuti a una postura scorretta, magari mantenuta troppo a lungo, come può accadere a chi svolge un’attività professionale che costringe a stare seduti per lungo tempo a una scrivania o in automobile. Una scarsa attività fisica determina una perdita di tono muscolare e, di conseguenza, predispone maggiormente a strappi muscolari, specie se si fanno movimenti bruschi o improvvisi.

CAUSE

La cervicale infiammata può essere anche il risultato di traumi di natura occasionale: infortuni mentre si pratica sport, (soprattutto da soli e video online, per questo noi MEP EDUCATIONAL METODO INVITIAMO LE PERSONE A FARE PRIMA REAL TIME CON LA PERSONAL TRAINER) oppure il classico colpo di frusta, comune soprattutto negli incidenti stradali. Altro importante fattore di rischio è lo stress, che determina una tensione muscolare eccessiva e, similmente a quanto accade con le posture scorrette, rende più sensibile la regione ai traumi e alle reazioni infiammatorie.

Altri fattori che predispongono alla cervicalgia sono le alterazioni nella curvatura della colonna vertebrale come la scoliosi, la cifosi dorsale o la lordosi lombare. Oltre al dolore cervicale, questi disturbi possono determinare sintomi in altre regioni della colonna vertebrale, come la lombalgia.

Esistono poi alcune malattie che fra i sintomi annoverano tipicamente dolori nella regione cervicale. Spesso si tratta di patologie dovute alla progressiva degenerazione delle ossa, come l’artrite reumatoide, l’osteoartrosi, oppure l’ernia del disco (quest’ultima è spesso una diretta conseguenza dell’artrosi): in questa patologia si verifica un progressivo consumo dei dischi invertebrali, che col tempo tendono a consumarsi, schiacciando e comprimendo le vertebre e causando dolori e rigidità. Si parla di ernia quando il disco fuoriesce dalla propria sede, causando compressioni ai nervi circostanti e sintomi dolorosi.

Disturbi cervicali si possono verificare anche a causa della cosiddetta malocclusione: quando, cioè, le arcate dentali non si chiudono correttamente a bocca chiusa e causano tensioni e fastidi alla mandibola. Il dolore, da lì, si irradia fino al tratto cervicale e possono causare anche forti mal di testa.

SINTOMI INFIAMMAZIONE

Il dolore percepito dai pazienti affetti da cervicalgia è di entità variabile. Si tratta di un dolore costante, che può essere localizzato in zone diverse della colonna cervicale. La localizzazione aiuta spesso a capire l’origine del problema, se coinvolge o no i nervi e se magari è in corso una reazione infiammatoria. Proprio in base alla localizzazione del dolore, si possono distinguere tre categorie di dolori cervicali:

  • La cervicalgia vera e propria, in cui il dolore riguarda principalmente il collo ed è accompagnato da una rigidità muscolare e da una limitata mobilità della zona colpita. In questo senso, è molto simile al torcicollo, al quale si può spesso accomunare.
  • La sindrome cervico-brachiale, nella quale i dolori tendono a irradiarsi alle spalle, alle braccia e talvolta alla mano. La comparsa di formicolii o eccessiva sensibilità agli arti interessati è di solito l’indizio di una compressione anomala dei nervi cervicali.
  • La sindrome cervico-cefalica, che determina la comparsa di cefalea di tipo tensivo oppure emicrania vertigini, disturbi alla vista o all’udito, nausea e vomito.

Nella maggior parte dei casi, i dolori non durano più di qualche giorno e raramente superano la settimana, specie quando sono di origine traumatica: regrediscono spontaneamente, oppure con l’ausilio di farmaci da banco. Se non trattati adeguatamente, però, i sintomi tendono a ripresentarsi con relativa facilità. Questo avviene se l’infiammazione non è stata curata adeguatamente, o se c’è una patologia non correttamente diagnosticata a spiegare l’insorgenza dei sintomi. Se la cervicalgia si protrae per più di tre mesi, si può definire cronica, e può diventarlo se persistono fattori come lo stress o le posture scorrette, ma anche in presenza di malformazioni congenite alla colonna vertebrale, oppure di malattie degenerative come l’artrosi cervicale.

È importante, inoltre, distinguere l’esatta origine del dolore. Esso può infatti dipendere dai traumi muscolari, da problemi a carico delle articolazioni, o ancora da lesioni ai nervi, che possono essere infiammati o comunque sollecitati e compressi: questo avviene per esempio nell’ernia del disco.

L’esatta localizzazione e natura del dolore può essere identificata da un medico specialista, solitamente un ortopedico o un fisiatra, attraverso gli opportuni esami diagnostici: radiografia, TAC, risonanza magnetica o elettromiografia.